Tutti i dati nell'ultimo rapporto di Caritas Italiana
La Sicilia è la seconda regione d’Italia per nuclei percettori di reddito di cittadinanza e pensioni di cittadinanza sulle famiglie residenti (11,2%) e per maggior numero di nuclei percettori in assoluto (19%), superata in entrambe le statistiche solo dalla Campania rispettivamente col 12,2 e col 21%. Sono questi alcuni dei dati presentati nei giorni scorsi da Caritas Italiana all’interno del 6° Rapporto sulle Politiche contro la povertà, con un monitoraggio sul Reddito di Cittadinanza, dal titolo “Lotta alla povertà: imparare dall'esperienza, migliorare le risposte”. All'incontro, moderato dalla giornalista Giuseppina Paterniti Martello (Direttrice Direzione Editoriale per l'Offerta Informativa RAI), hanno partecipato il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, on. Andrea Orlando, il Presidente INPS Pasquale Tridico, Gianmario Gazzi, Presidente Cnoas (Ordine assistenti sociali consiglio nazionale), ed Edi Cicchi, Presidente Commissione Welfare dell'Anci e Assessore Comune di Perugia.
CRESCIUTO IL NUMERO DEI PERCETTORI. «Mentre nel 2019 circa 1,11 milioni di famiglie avevano ricevuto almeno una mensilità di RdC o PdC – riportiamo dallo studio che cita dati del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali –, questo numero è salito a 1,58 milioni nel 2020, per una variazione percentuale del 43%. La stessa statistica, calcolata sugli individui, passa da 2,69 a 3,72 milioni (+38%). Il fatto che la variazione percentuale sia superiore per i nuclei rispetto agli individui mostra che nel corso del 2020 è aumentata tra i beneficiari la componente rappresentata da famiglie di piccole dimensioni. La differenza tra la variazione percentuale del numero delle famiglie e quella del numero degli individui è alta soprattutto in Lombardia, Lazio, Campania, Liguria e Calabria. Durante la crisi è cresciuta la quota di beneficiari con cittadinanza straniera (dal 10% al 15%), così come quella dei nuclei monopersonali».
COSTO DELLA VITA INCIDE SULLA DISTRIBUZIONE REGIONALE DEL RDC. Secondo lo studio, l’alta incidenza della povertà nelle famiglie meridionali spiega soltanto in parte la maggiore penetrazione del RdC perché questa diversa copertura in realtà deriva anche da altri fattori. Una delle possibili ragioni, seppur non certamente esaustiva, è la concentrazione nelle Regioni settentrionali di famiglie straniere, che, pur essendo incluse nella fascia della povertà, non possono beneficiare del reddito a causa del requisito dei dieci anni di permanenza in Italia. In realtà, secondo lo studio, sono sostanzialmente due i motivi che determinano la disparità: «nelle Regioni del Sud è più probabile che vi siano famiglie non povere che ricevono il RdC» mentre nelle Regioni del Nord «è più probabile che vi siano famiglie povere che non ottengono il RdC». È il costo della vita a fare la differenza: persone con redditi simili hanno diritto al reddito al Nord come al Sud, ma la loro condizione, in rapporto, ad esempio, al pagamento del cibo e della locazione, è profondamente differente. «Le regole di selezione dei beneficiari – si legge – sono definite in modo uniforme per l’intero territorio nazionale, quando invece l’Italia presenta una grande eterogeneità nelle condizioni economiche medie delle famiglie al variare dell’area di residenza».
Il volume si compone di sei parti: 1) il profilo dei beneficiari del RdC e le caratteristiche del trasferimento monetario; 2) i percorsi di inclusione; 3) il RdC e i beneficiari dei servizi Caritas; 4) il RdC nel contesto internazionale; 5) le misure emergenziali; 6) riflessioni conclusive. Nello specifico dal monitoraggio emerge che il 55,2% di persone sostenute dalla Caritas ha beneficiato della misura fra il 2019 e il 2020; inoltre il 56% di chi lo riceve presenta contemporaneamente tre o più forme di vulnerabilità. Se da un lato i gruppi più marginalizzati risultano essere in parte tutelati dal RdC, non altrettanto si può dire per i nuovi profili della povertà - che pure hanno risentito in misura maggiore della pandemia - ossia quei nuclei caratterizzati da un’età giovane, la presenza di figli minori, la presenza di un reddito, seppur minimo.
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(17/07/21)