La donna, vittima di violenza, ha raggiunto l’autonomia economica e abitativa dopo due anni di presa in carico e ospitalità in una struttura Caritas
CATANIA. La famiglia di Yemenz, ospitata da circa due anni nel centro di accoglienza dedicato a donne vittime di violenza con minori della Caritas Diocesana di Catania, ha lasciato la casa protetta dopo aver raggiunto l’autonomia economica. La signora eritrea ha sottoscritto un contratto d’affitto, seguita e consigliata dagli avvocati volontari del servizio della consulenza legale, potendo garantire un reddito sufficiente, grazie al suo lavoro e a quello della figlia maggiorenne. È la migliore conclusione possibile per la seconda edizione del progetto Housing First, promosso dalla Conferenza Episcopale Siciliana (Delegazione Regionale della Carità), che ha fornito per due anni un tetto e una completa presa in carico – sostentamento delle spese, disbrigo pratiche e supporto psicologico – a una famiglia di cinque persone. Yemenz e i suoi quattro figli (tre minorenni), in condizioni di estrema fragilità all’arrivo in struttura, hanno raggiunto l’obiettivo prefisso dalla Caritas per la conclusione del progetto: autonomia economica e inserimento nel tessuto cittadino.
Nel nuovo appartamento, accuratamente selezionato per soddisfare le necessità della famiglia, la signora e le figlie potranno cominciare una nuova vita, provvedendo da sole a tutte le spese necessarie tramite il reddito derivante dal proprio lavoro. Gli operatori della Caritas, almeno per il primo anno, continueranno a monitorare la situazione, seguendo il percorso e rimanendo comunque a disposizione per eventuali e ulteriori interventi di supporto fino al consolidamento della quotidianità e delle spese connesse. Per tre figli è già ripresa la scuola in un nuovo Istituto specificatamente individuato dall’assistente sociale della Caritas che ha anche studiato un percorso sostenibile per gli spostamenti.
La donna, di origine eritrea, era scappata dal suo Paese circa un decennio fa, dopo aver perso il marito in un incidente stradale in Sudan, lasciando, per necessità e sicurezza, le sue tre figlie in patria. Da qui il percorso alla ricerca della speranza in Europa, l’arrivo in Italia e la nascita del quarto figlio. Nel 2019, grazie anche al progetto Housing First II, si è riuscita a ricongiungere con le sue figlie a Catania.
Due anni fa la presa in carico dalla Caritas Diocesana di Catania, che ha attivato anche l’ospitalità presso la casa di accoglienza, un immobile confiscato alla mafia e concesso in comodato d’uso dal Comune di Catania all’organismo diocesano. Un percorso che si è sviluppato tramite un’attenta e costante guida da parte degli operatori e dei volontari Caritas che sono stati impegnati su molteplici fronti: legale, burocratico, psicologico, sanitario. Inoltre, si è provveduto all’immediato inserimento scolastico e all’attivazione dei corsi di formazione.
La rete di supporto ha coinvolto, a vario titolo, il Talità Kum per le iniziative rivolte ai più piccoli, l’Istituto Scolastico Statale “Federico De Roberto” di Catania (scuola diurna per i bambini e serale per la signora), l’Istituto Religioso delle Figlie della Sapienza, la parrocchia SS. Pietro e Paolo di Catania e Pax Christi. Fondamentale anche la Missione Sant’Agata 2020 che, per volere dell’arcivescovo di Catania, S.E. Mons. Salvatore Gristina, ha destinato al progetto la raccolta dell’offertorio che si è tenuta durante il Solenne Pontificale, col contributo degli “Amici del Rosario”.
Il progetto è destinato a riprendere già nei prossimi mesi e gli operatori sono al lavoro, ascoltando le nuove famiglie che saranno prese in carico e ospitate presso la casa di accoglienza. Tra il 2015 e il 2020, il centro ha ospitato 60 persone, tra italiane e straniere, inclusi i minori, garantendo il supporto completo alla famiglia ospitata, che comprende anche il sostentamento di tutte le spese e il disbrigo delle pratiche. L’obiettivo è sempre quello di fornire agli ospiti quegli strumenti e quelle competenze necessari per avviare un percorso di cittadinanza attiva e di sostentamento in maniera autonoma tramite la ricerca e l’ottenimento di un lavoro regolarmente retribuito. Allo stesso tempo, in collaborazione con l’autorità pubblica, si opera per allontanare compagni e/o mariti colpevoli delle aggressioni e delle violenze.
(03/12/21)