Detenuti della casa di reclusione di Noto donano ai poveri dell’Help Center

 

volontariL’iniziativa promossa dai frequentanti della sezione carceraria dell’Istituto Ipsia “Gagini” si è poi estesa all’intera struttura. 

CATANIA. Un incontro di fragilità e bisogni che si concretizza in una mano tesa per aiutare. I detenuti della casa di reclusione di Noto, in provincia di Siracusa, hanno effettuato una donazione economica alla Caritas Diocesana di Catania per l’acquisto di beni alimentari di prima necessità da destinare al pranzo che quotidianamente viene preparato e servito all’Help Center della Stazione Centrale. 

L’iniziativa di una raccolta fondi destinata all’organismo pastorale dell’Arcidiocesi di Catania è nata tra gli studenti che, all’interno della casa di reclusione, hanno avviato un percorso di studi all’Ipsia “Antonello Gagini”. Un atto che ha messo in moto un processo di sensibilizzazione a largo raggio, coinvolgendo tutta la popolazione detenuta che ha deciso di portare il proprio contributo. 

La somma donata servirà ad agevolare il servizio dei seicento volontari che quotidianamente, festivi inclusi, si alternano nella preparazione e nella distribuzione dei pasti all’Help Center della Stazione Centrale di Catania. Ogni giorno centinaia di fratelli e sorelle si presentano alla porta della Caritas per chiedere un aiuto alimentare e infatti sono circa 500 i pasti preparati per oltre 700 interventi alimentari complessivi che includono anche i beni di prima necessità per i minori. 

Don Piero Galvano, direttore della Caritas Diocesana, ringrazia «Santo Mortillaro, direttore della casa di reclusione di Noto, e tutta la popolazione detenuta per il significativo gesto, un segno di grande vicinanza tra persone che soffrono. Collaboriamo da anni con gli istituti penitenziari perché crediamo nelle seconde opportunità e questo dono ci fa ben sperare anche in merito alla riconciliazione con la società dei nostri fratelli detenuti». 

Il corpo docenti della sezione carceraria Ipsia “Gagini” precisa che «spesso associamo l’idea della durezza d’animo ai detenuti, eppure, avendo contatti quotidiani, abbiamo solo percepito senso di abbandono, solitudine e isolamento. Questo gesto è un modo per riscattarsi e sottolinea la loro grande sensibilità d’animo, adesso sperano che possa essere emulato da molti altri».


(01/06/22)

 

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